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mercoledì 30 aprile 2014

Comunicare.....

Ho passato l'adolescenza in un periodo in cui non c'era il cellulare e il telefono si usava solo per cose importanti. Se volevi parlare con un amico prendevi la bicicletta e ti facevi tutta la città per andare a trovarlo, non c'era tutta la scienza tecnologica che adesso "facilita" le nostre vite. 
I ragazzi di oggi crescono con questa tecnologia la sanno usare istintivamente, la padroneggiano senza fatica, ma noi che siamo cresciuti all'oscuro di questo sapere e ci affanniamo per impossessarcene, ne siamo invece dominati, ci ubriachiamo di elettronica come i nostri nonni che, vivendo la miseria della guerra, hanno poi sviluppato una fame insaziabile per ogni cosa.
Ma se la tecnologia rischia di allontanarci dalle persone, a volte ci avvicina e così può un'amicizia cominciare per caso, con un contatto, un tweet, un sms ad una persona che non conosci. 
Si parla o meglio si scrive e si scopre che quella persona sconosciuta ha tante cose in comune con te, ti trovi davanti una persona che ti ascolta e che ascolti con molto piacere; è così raro potersi ascoltarsi in questi tempi di orge di parole vuote che i mass media ti riversano addosso.
E allora ti accorgi che qualcosa d'importante è successo e che la vita si è arricchita grazie a questa una nuova amicizia, con cui puoi condividere idee, emozioni e passioni.

martedì 29 aprile 2014

Una storia come tante


Si erano sentiti tutta l’estate con messaggi telefonici, creando così l’attesa per il loro incontro. Arrivata finalmente al villaggio dove lavorava Dante, si accorse che il ragazzo che aveva riempito i suoi pensieri per un intero anno, non c’era. La delusione fu grande, anche se in parte prevista, si era infatti preparata all’incontro immaginandolo fin nei minimi particolari, e, nelle varie versioni, aveva anche preso in considerazione che lui potesse non essere lì ad attenderla. 
Lo aveva contattato con il solito messaggio e lui le aveva risposto che sarebbe arrivato ma avrebbero avuto solo una notte per loro. “Arrivo la notte del 12 e riparto il 13 al mattino”. Non c’era tutto il tempo che lei desiderava per riconoscersi, ritrovarsi, corteggiarsi. “Arrivi la notte e riparti al mattino, non mi lasci molto tempo per dimostrarti quanto desidero starti vicino.”  “Un’intera notte, ti pare poco?!” le scrisse Dante, “Decisamente” rispose lei.
Certo non stava andando come aveva pensato, nella sua mente aveva visto l’espressione rapita di lui, aveva immaginato di trovarselo davanti e sentire l’emozione che le attanagliava il ventre, il cuore che batteva e pareva voler uscire dal petto, mentre la mente perdeva ogni contatto con la realtà. Immaginava che anche lui fosse preso dalla stessa emozione, e nei suoi sogni ad occhi aperti lo vedeva davanti a lei all’aeroporto, dove il loro incontro sarebbe avvenuto innanzi a tutti e avrebbero dovuto aspettare di essere soli per abbracciarsi. Si sarebbero salutati come buoni amici mentre gli occhi si cercavano e gli sguardi dicevano quello che le parole non potevano. 
O invece lo avrebbe incontrato al villaggio, sorprendendolo con il suo arrivo e nel suo sguardo avrebbe letto, oltre la sorpresa, il piacere di rivederla, la gioia di essere di nuovo insieme.
Oppure immaginava di trovarlo in camera seduto ad aspettarla con l'espressione da monello, il sorriso un po’ sornione. Lo vedeva alzarsi, raggiungerla guardandola rapito, sentiva la sua voce suadente avvolgerla nella magia della seduzione, le sue braccia stringerla e le mani accarezzarla, mentre le sue labbra cercavano la sua pelle e la sua bocca.
Niente di tutto questo ma uno stringato sms: “se mi vuoi sai dove trovarmi”. Dov’era tutta la magia, la poesia dell’innamoramento, dove erano i sospiri, le parole che ti rapivano il cuore?
Era così vicina alla meta che l’incertezza la colse, non sapeva più cosa fare, quando si rese conto che le cose non stavano come credeva, era ormai troppo dentro il gioco per uscirne, un gioco duro, crudele, le cui regole dettava lui.
Decise comunque di cercarlo, perché essergli così vicino e non vederlo era troppo difficile da sopportare, voleva affrontare le sue paure e vedere i suoi sogni realizzati.
Lui arrivò, bussò alla porta della camera, lei aprì con il cuore in gola, lo vide davanti a sé, lui le chiese come stava e l’abbracciò. Tutto quello che si era detta, “Non mi farò incantare, sarò io a decidere come procedere”, andò in fumo, era completamente alla sua mercè. In balia delle violente emozioni che la scuotevano, lasciò che lui la baciasse, non era il bacio dolce e romantico che si era aspettata, ma un bacio rude, le mani di lui frugavano il suo corpo con impazienza. 
Non c’era il trasporto che si era immaginata, si sentiva bloccata dalla sua foga, ma lo lasciava fare, cercando di capire cosa provava veramente. Lui fraintese il suo comportamento, pensando che anche lei cercasse solo un momento di puro piacere fisico. Fu impaziente, brutale, egoista nel prendere senza dare. Non c’era rispetto per lei come donna, durante l’ora seguente si sentì solo come una cosa da usare, non una persona da amare.
Lui si arrabbiò, forse per un senso di colpa provato, la ferì ulteriormente dicendole che avrebbero potuto essere amici se lei non fosse stata così strana. Tanto strana da non riuscire a capirla; no non era una delle solite donne che lui frequentava abitualmente, l’aveva giudicata male ed adesso non sapeva come comportarsi. Le chiese di potere dormire con lei, ma ormai lei era troppo ferita e delusa per permetterglielo, aveva inoltre troppa paura che li sorprendessero insieme.
Lui la guardò ancora una volta, lo sguardo incerto, lei gli disse che le sarebbe mancato molto, ancora una volta lui non riuscì a capirla, la trovava strana come persona, più complessa di quello che si era immaginato. Troppo impegnativo il rapporto che si sarebbe potuto sviluppare, forse anche lui aveva paura, scelse di andarsene e dirle addio per sempre.

Canzoni...

Quante volte abbiamo dedicato una canzone alle persone a cui vogliamo bene, che amiamo. Abbiamo legato ricordi di momenti tristi o felici ad una determinata canzone e quando la riascoltiamo il ricordo ci invade.

Le parole sembrano scritte per quel particolare sentimento o per la persona che ci ispira all'ascolto di un testo. Allora prendiamo quella canzone, la facciamo nostra, la carichiamo dei nostri pensieri del nostro sentire fino a che ci sembra diversa, scritta solo per noi, per quel particolare momento.

E' l'essenza della musica quello di donare emozione, di regalarsi completamente, di avvolgere, contenere, fare scoprire, trasportare in mondo dove l'ascolto è tutto; dove cuore, mente e corpo sono totalmente coinvolti nell'ascolto..

A volte..


Ci sono momenti nella vita in cui ti sembra che niente vada per il verso giusto, che tutti ce l'abbiano con te e allora rischi di sprofondare nell'autocommiserazione o di adeguarti ad un comportamento che non è il tuo, ma solo il riflesso delle aspettative altrui.

Un'amica mi ha detto che non esiste peggior giudice di noi stessi, che ci auto-giudichiamo e ci infliggiamo da soli, quella che riteniamo essere la giusta e severa punizione.

In questi momenti l'appoggio degli amici è fondamentale, ti aiuta a non affogare nei circolo vizioso dei tuoi pensieri, a non perdere il contatto con la realtà, a vedere le cose in una prospettiva diversa. Ho letto un post ironico che diceva se vedi la luce in fondo al tunnel non è l'uscita ma uno con una pila in mano... beh spero sia un amico quello che ti viene incontro illuminando la strada.



Una goccia


Ho fermato una goccia
e le ho raccontato di te,
indiscreta,
ma cara,
non ha mantenuto il segreto

lo ha detto alle altre,
a tutte le gocce
ed ora la pioggia che cade,
più fitta
ripete il tuo nome, per me……..