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giovedì 26 giugno 2014

Uomini=problemi


Avrei dovuto capirlo fin dall'infanzia che gli uomini mi avrebbero creato problemi…Già dal battesimo, si perché fin dall'atto dell'assoluzione del peccato originale sono cominciati i casini.. Nasco e mio zio (uomo) decide che mi chiamerò Katia, convince i miei genitori e così vengo battezzata con questo nome appiccicato come un francobollo. 
Non faccio in tempo ad abituarmi al suo suono, immedesimarmi nel personaggio, rendermi conto che ho una faccia da Katia, che mio padre tenta di registrarmi all'anagrafe, dove un solerte impiegato (uomo) gli spiega che no, non può trascrivere questo nome. Perché?! Ma perché mio caro signore è un nome straniero, ma peggio è russo.. poi se una volta grande sua figlia dovesse mangiare bambini?? Quindi di sua iniziativa l'operoso burocrate, decide che mi chiamerò Caterina, equivalente italiano di Katia; al chè mio padre inorridito dall'eventuale diminutivo del nome proposto, decreta senza consultare nessuno, senza dirlo alla mamma, senza dirlo a ME, di chiamarmi Daniela (ma cosa ci azzecca con Katia?!  Nulla, una fava, che faccia ha una Daniela??). 

Segue un periodo in cui non riesco a capire bene chi sono e quando finalmente mi adeguo, vedo in me una Daniela, ecco che mi mandano all'asilo dal prete che mi ha battezzato e che continua a chiamarmi... si avete indovinato Katia. Vi dico solo che dopo alcuni giorni la suore chiedono a mia mamma se sono sorda o maleducata perché quando mi chiamano per nome non mi giro. 
E per forza avevo o no una faccia da Daniela? Quindi non potevo essere io quella scassa marolle di una Katia che faceva disastri poi dava la colpa a me. Quella malandrina poi non rispondeva mai e così le suore infastidite se la prendevano sempre con la sottoscritta! Tanto che un giorno, ormai al colmo dello sdegno, decido di averne abbastanza delle suore e di questa Katia, prendo e rientro a casa da sola (avevo circa tre anni). Questo è stato il primo dei coccoloni che ho fatto prendere alla mamma. 
Il secondo, qualche mese dopo sempre a causa di un maschio (mio fratello): noi abitavamo in una casa dove al piano terra avevamo la cucina e al primo piano la camera da letto. Sento la mamma dire alla prozia: "vado su a prendere il bambino che lo devo allattare". La mia mamma faceva tanta fatica a fare le scale dopo il parto, quindi mi sono detta la aiuto io, vado su prendo mio fratello in braccio (non avevo ancora quattro anni) e lo porto giù, detto fatto e con un sorriso di autocompiacimento lo allungo alla mamma che lo prende convinta fosse il mio ciccio bello.. poi sbianca quando si accorge che è mio fratello. Non pensiate mi abbia ringraziato per averle evitato la fatica, mi ha suonato come un tamburello!! 

Scusate un attimo di divagazione dal tema, ma ricordo che quando mamma ha partorito mio fratello, mi hanno accompagnato all'ospedale a trovarla, e lì ho capito cosa mi serviva e così ho chiesto alla mamma e al papà se mi potevano accompagnare al mercato per comprare una pelle da maschio con il Walter, con gli attributi, insomma con tutto il pacchetto stecca e palline!! Si perché io non volevo certo soffrire come mamma per fare entrare in questo mondo un altro maschio che mi avrebbe complicato ancora di più la vita!! Non vi dico la faccia dei miei…a mia discolpa dirò che avevo solo tre anni e vedevo la mamma soffrire.. ma ero veramente avanti come bambina!!!

Tornando al nome…dopo essere scappata dall'asilo e nonostante avessi ampiamente difeso ed argomentato le mie scelte, sono stata sgridata dalla mamma, che ha urlato con le suore che si sono lamentate con il parroco che mi ha rimproverato duramente e finalmente è uscito fuori il problema del nome!!! Ma se pensate sia finita lì vi sbagliate!! Infatti il prete dopo aver capito dove stava il problema non lo ha risolto, semplicemente ha preso atto del fatto che i miei genitori mi chiamavano Daniela ma non ha mai corretto l'atto di battesimo. Nel frattempo ho imparato a rispondere anche al nome di Katia perché le suore esortate dal buon pastore hanno continuato ad usare il nome di battesimo, l'unico che la chiesa conoscesse. 
Faccio la comunione, la cresima, poi il nostro "amato" parroco va in pensione ed al suo posto arrivano tre giovani salesiani sconosciuti che si ritrovano una parrocchia un pò scassatella, raffazzonata, diciamo che le pecorelle pascolavano molto libere mentre il pastore si faceva i fatti suoi…
In quel periodo conosco il mio futuro marito ed incoscienti come solo dei diciassettenni possono essere, dicidiamo di sposarci (o meglio lui decide che la soluzione a tutti i nostri problemi con le famiglie sia farci una nostra famiglia, io che non ho mai trovato al mercato quella famosa pelle da maschio penso: "non posso avere solo la pelle, va beh mi prendo tutto il maschio..non è la stessa cosa!)
Così andiamo in chiesa per il corso e… Sorpresa!! Io non esisto per la chiesa, nessuna Daniela, niet, non c'è…  qui non ci si sposa più e come si fa adesso eravamo già molto avanti con i preparativi, infatti ero incinta (ve l'ho detto non era la stessa cosa pelle con attributi.. maschio con attributi) alla mia disperata dichiarazione o mi sposo o scappo alla mamma viene in mente l'asilo, la mia fuga, le suore il parroco e il NOME!!! Non vi dico cercare di fare capire a tre salesiani il tutto, porvi adeguato rimedio per poter convolare a giuste non che riparatrici nozze!! Vi dico solo che il giorno delle nozze abbiamo battezzato mio figlio, si un'altro maschio nella mia vita!!!

sabato 17 maggio 2014

Le vacanze al mare.......


Quando ero piccola le vacanze al mare erano una cosa seria, non si decidevano all'ultimo, non c'era il last minute, si organizzavano per tutto l'inverno, ore, giorni, mesi di incessante lavoro organizzativo, spremitura di meningi, incontri… per tornare tutti gli anni nello stesso posto: l'appartamento in via Angeloni a Riccione, porca paletta quell'alloggio è invecchiato con noi!!
Il periodo era quello obbligato dalle chiusure delle grandi aziende del bacino settentrionale dal 1° al 31 agosto. Non c'era pezza, al mare andavi in quel mese o niente. Le città si svuotavano letteralmente per intasare, ore ed ore, le arterie del traffico. E siccome si pagava l'intero mese era imperativo partire l'uno al mattino e rientrare il 31 la sera, quindi occorreva un vero e proprio piano di battaglia per affrontare il viaggio. Ricordo che prima di partire, mio padre e mio zio (l'appartamento si prendeva insieme.. costava troppo) si ritrovavano intorno al tavolo dove con aria da cospiratori si approssimavano alla stesura del suddetto, parola d'ordine: Partenza Intelligente. S'incontravano, come ogni anno, il giorno prima della partenza per accordarsi: "allora l'anno scorso siamo partiti alle cinque e a Bologna ci siamo infognati con i milanesi, i torinesi, quelli Modena e i bolognesi, perciò quest'anno partiamo alle quattro  così anticipiamo Torino e Milano, mentre i bolognesi a quell'ora non sono ancora partiti e vedrai che riusciamo a passare anche quelli di Modena!
Le ultime parole famose, tutti a fare programmi, tabelle orarie e tutti immancabilmente in colonna nel budello di Bologna dove l'autostrada da due corsie che era, si riduceva ad una sola.. 
Noi bambini ci meravigliavamo di quante persone intelligenti ci fossero per strada che programmavano le partenza con grande arguzia e perizia!! Ed ecco che, come gli altri anni, ci si trovava tutti incolonnati in quel tratto e allora si tirava fuori il mitico tavolino di formica pieghevole (nel cui interno trovavano posto 4 micro sedie di tela anch'esse pieghevoli), 
thermos del caffè,  pignatta con pastasciutta, piatti, bicchieri, posate e via si pranzava in autostrada con i torinesi, i milanesi, i modenesi, i bolognesi ecc... La corsia d'emergenza diventava area sosta picnic dove si ritrovavano i soliti compagni di viaggio, ci si scambiava caffè e generi di confort, un momento di ristoro prima di riprendere il faticoso e caldo viaggio (non c'erano le auto con l'aria condizionata, i videogames il pc o il cell per passare il tempo). E finalmente a metà pomeriggio si arrivava a Riccione, ci volevano un paio d'ore per scaricare la macchina, già perchè ci si portava dietro mezza casa, nell'appartamento c'erano solo le stoviglie (tranne le posate, non ho mai capito perché queste te le dovevi procurare tu) tutto il resto era da portare da casa dalla biancheria per la casa alla spesa (immancabile la pentola a pressione per il brodo.. il BRODO d'estate!!!). La spesa NON si poteva fare al mare, NOOOO costava troppo farla lì ed allora si faceva lo spesone prima di partire si compravano generi alimentari per un intero mese (ne riportavi sempre a casa almeno la metà). Il carico era impressionante, baule strapieno, nei sedili posteriori tra me e mio fratello trovavano posto scatole e scatoloni, il mangiadischi (assolutamente indispensabile per animare le serate) e sul portapacchi valigie, borse, canotto, salvagenti ecc. Il tutto coperto dal telo cerato (sai se piove) e tenuto fermo da corde ed elastici. Solo verso l'ora di cena l'accampamento cominciava a prendere forma… tutti stipati: biancheria, generi di sostentamento e bambini.

giovedì 15 maggio 2014

riflessioni...


Stamattina sono stata al funerale del papà di un caro amico, mentre lo accompagnavamo alla sua ultima fermata, ho pensato alla vita  che ci scorre tra le dita come l'acqua, mentre, con affanno noi tentiamo di trattenerla stringendo i pugni. Una lotta inutile in cui sprechiamo molte, troppe, delle nostre energie che potremmo impiegare per vivere meglio. 
Siamo soggetti a scadenza, a tempo determinato, in questi momenti ti rendi conto della precarietà dell'esistenza, non sai se domani ci sarai o come sarai. Dovremmo vivere nel presente i nostri sogni, cercare di realizzare i nostri desideri, si sempre tenendo conto del domani, del futuro ma senza rimandare perché non ti è concesso sapere quanto tempo hai. 
E' il bello della vita non saperlo, ma noi dimentichiamo spesso che il nostro viaggio su questa terra è a breve termine, così le difficoltà quotidiane, i problemi che sembrano sempre insormontabili ti distolgono dai tuoi propositi e quando affronti la fine di qualcuno, ti torna alla mente quanto ti eri ripromesso, ti accorgi che il tempo sfugge e restano tanti, troppi rimpianti dove dovrebbero esserci solo ricordi.

lunedì 12 maggio 2014

La nonna......1° puntata

Le nonne le vedi sempre come dolci vecchiette pronte a viziare i nipotini, a coccolarli, ad essere disponibili per ogni loro capriccio.... Ebbene la mia non era così!!
Mia nonna aveva una voce capace di rompere un'intero servizio di bicchieri con un solo urlo (secondo voi da dove arriva la mia?! si regalo della nonna!!)
Ricordo che da piccolissima ero gelosa perchè la nonna viveva con la famiglia di mio zio e mio cugino la poteva avere sempre... crescendo mi sono accorta di che fortuna avevo avuto. Non che non mi volesse bene solo aveva un modo tutto suo di dimostrarlo. D'accordo se vi dicessi che preferiva i nipoti maschi, sembrerebbe essere di parte essendo io l'unica femmina per ben 11 anni, ma credetemi è così! Mio fratello e mio cugino erano: "pentolino, piccolino, nanoun.." io "oca mareina!" Ma nonna perchè oca marina? E poi com'è un'oca marina?? 
La nonna era dolcissima, quando le dicevo: "nonna ho freddo guarda mi viene la pelle d'oca" lei volgeva il suo sguardo su di me e sorridendo mi diceva: "at ghe la to pèla!" 
Tra i ricordi indelebili ho quello delle sue visite domenicali, il cui obiettivo era quello di aiutare mia mamma nei lavori domestici. Diciamocelo mia madre non era la personificazione della filippina, la premier delle casalinghe, il genio della lampada delle pulizie, tra lei ed il disordine c'era un tacito accordo....ognuno ignorava l'altro!
Quindi era un punto d'onore per la nonna aiutare la mamma nel riordinare la casa. Perciò la domenica alle sette di mattina in punto sentivo la nonna che già dalla chiesa del quartiere, distante da casa nostra circa 200 m., urlava "ragass sun dre ariver.. svegliaaaa l'è ora d'alveres". Seguivano poi momenti di caos totale in cui pareva passasse una tromba d'aria per casa, vestiti in aria, oggetti vaganti, scope e spazzettoni che sembravano muoversi da soli come nell'apprendista stregone! Alla fine della delirante mattinata tutta la roba era riposta negli armadi e nulla fuori posto sopravviveva alla nonna. L'ordine imperava, peccato ci volesse poi tutta la settimana seguente per ritrovare ogni cosa: si perchè la nonna non la riponeva mai nello stesso posto, costringendoci così ad una caccia al tesoro per ritrovarla. Voi direte ma così è più divertente... forse ma dopo due giorni il caos regnava di nuovo dovendo rovistare ovunque. Ma la nonna ci guardava e prima di tornare a casa ci redarguiva con una voce capace di spettinare una mucca: " v'dom ed lasser in ordin o domenica ariv a se or!!"

venerdì 9 maggio 2014

La Genesi ...... secondo me


Quando il Signore creò l’uomo si accorse subito di avere commesso uno sbaglio, ma siccome Geova non sbaglia mai, risultò che l’errore era colpa del diavolo che passando di lì lo aveva distratto. 
Il Signore fece l’uomo a sua immagine e somiglianza, ma non possedendo uno specchio, perché nessuno non lo aveva ancora inventato, quando vide la sua opera, disse: “minchia come sono brutto e poi tutto gobbo con quella costola in più”; inoltre, essendo appunto a sua immagine e somiglianza lo aveva inconsapevolmente dotato di una piccola parte di discernimento (era stato distratto dall’angelo del male ricordate?). 
L’uomo cominciò subito a lamentarsi del suo aspetto ed a chiedere un avvocato per fare causa al Signore; così Lucifero che ripassava lì per caso si propose per il provino nella parte da avvocato e non essendoci nessun’altro lo vinse, diventando così un diavolo di avvocato (in futuro detto anche avvocato del diavolo). 
Ora il Signore messo alle strette propose un concordato: avrebbe tolto la costola in più all’uomo ma purtroppo per l’aspetto non poteva fare nulla essendo già uguale all’unico modello esistente. Mentre l’uomo e Lucifero protestavo anche per la sottrazione di reperti personali (la costola) ed avanzavano enormi richieste di risarcimento, causando così un terribile mal di testa a Dio che tra l’altro non lo aveva ancora inventato, questi esasperato e pronto a rispondere ai due che, nel frattempo, avevano anche fondato una cooperativa (rossa, colore scelto dal diavolo), decise di creare, con la costola avanzata (visto che nulla si può distruggere), un altro essere da affiancare all’uomo per fargli compagnia ma soprattutto per distrarlo dalla causa in corso. 
Deciso inoltre a punire tanta tracotanza, creò la donna bella come un angelo, intelligente come il Signore stesso ma soprattutto arguta ed impossibile come il diavolo. La portò dinnanzi all’uomo e gli disse:” con questo regalo chiudiamo la faccenda”, mentre l’uomo strabuzzava gli occhi, il diavolo li socchiudeva annusando l’imbroglio, ma il Signore che ben conosce i suoi polli, giocò l’asso di briscola dicendo all’uomo che nel frattempo aveva deciso di chiamarsi Adamo: “Ecco l’ho fatta con la costola in più così come vedi non ti ho tolto nulla, essendo una parte di te farà tutto quello che le chiederai e soprattutto ti terrà caldo nelle serate fredde!” Mentre Adamo esultava, l’avvocato cercava di farlo ragionare avendo capito il disegno di Dio, gli disse: “Adamo rifletti siamo nel paradiso terrestre non fa mai freddo qui,” ma l’uomo perso nelle sue fantasticherie, non era in grado di ascoltarlo, ma solo di asciugarsi la bava alla bocca. L’angelo del male insistette: “ma non vedi di che pasta è fatta Eva?” come aveva scelto di chiamarsi la donna, “si” disse Adamo “la vedo benissimo è meglio di una lasagna!!”.

mercoledì 30 aprile 2014

Comunicare.....

Ho passato l'adolescenza in un periodo in cui non c'era il cellulare e il telefono si usava solo per cose importanti. Se volevi parlare con un amico prendevi la bicicletta e ti facevi tutta la città per andare a trovarlo, non c'era tutta la scienza tecnologica che adesso "facilita" le nostre vite. 
I ragazzi di oggi crescono con questa tecnologia la sanno usare istintivamente, la padroneggiano senza fatica, ma noi che siamo cresciuti all'oscuro di questo sapere e ci affanniamo per impossessarcene, ne siamo invece dominati, ci ubriachiamo di elettronica come i nostri nonni che, vivendo la miseria della guerra, hanno poi sviluppato una fame insaziabile per ogni cosa.
Ma se la tecnologia rischia di allontanarci dalle persone, a volte ci avvicina e così può un'amicizia cominciare per caso, con un contatto, un tweet, un sms ad una persona che non conosci. 
Si parla o meglio si scrive e si scopre che quella persona sconosciuta ha tante cose in comune con te, ti trovi davanti una persona che ti ascolta e che ascolti con molto piacere; è così raro potersi ascoltarsi in questi tempi di orge di parole vuote che i mass media ti riversano addosso.
E allora ti accorgi che qualcosa d'importante è successo e che la vita si è arricchita grazie a questa una nuova amicizia, con cui puoi condividere idee, emozioni e passioni.

martedì 29 aprile 2014

Una storia come tante


Si erano sentiti tutta l’estate con messaggi telefonici, creando così l’attesa per il loro incontro. Arrivata finalmente al villaggio dove lavorava Dante, si accorse che il ragazzo che aveva riempito i suoi pensieri per un intero anno, non c’era. La delusione fu grande, anche se in parte prevista, si era infatti preparata all’incontro immaginandolo fin nei minimi particolari, e, nelle varie versioni, aveva anche preso in considerazione che lui potesse non essere lì ad attenderla. 
Lo aveva contattato con il solito messaggio e lui le aveva risposto che sarebbe arrivato ma avrebbero avuto solo una notte per loro. “Arrivo la notte del 12 e riparto il 13 al mattino”. Non c’era tutto il tempo che lei desiderava per riconoscersi, ritrovarsi, corteggiarsi. “Arrivi la notte e riparti al mattino, non mi lasci molto tempo per dimostrarti quanto desidero starti vicino.”  “Un’intera notte, ti pare poco?!” le scrisse Dante, “Decisamente” rispose lei.
Certo non stava andando come aveva pensato, nella sua mente aveva visto l’espressione rapita di lui, aveva immaginato di trovarselo davanti e sentire l’emozione che le attanagliava il ventre, il cuore che batteva e pareva voler uscire dal petto, mentre la mente perdeva ogni contatto con la realtà. Immaginava che anche lui fosse preso dalla stessa emozione, e nei suoi sogni ad occhi aperti lo vedeva davanti a lei all’aeroporto, dove il loro incontro sarebbe avvenuto innanzi a tutti e avrebbero dovuto aspettare di essere soli per abbracciarsi. Si sarebbero salutati come buoni amici mentre gli occhi si cercavano e gli sguardi dicevano quello che le parole non potevano. 
O invece lo avrebbe incontrato al villaggio, sorprendendolo con il suo arrivo e nel suo sguardo avrebbe letto, oltre la sorpresa, il piacere di rivederla, la gioia di essere di nuovo insieme.
Oppure immaginava di trovarlo in camera seduto ad aspettarla con l'espressione da monello, il sorriso un po’ sornione. Lo vedeva alzarsi, raggiungerla guardandola rapito, sentiva la sua voce suadente avvolgerla nella magia della seduzione, le sue braccia stringerla e le mani accarezzarla, mentre le sue labbra cercavano la sua pelle e la sua bocca.
Niente di tutto questo ma uno stringato sms: “se mi vuoi sai dove trovarmi”. Dov’era tutta la magia, la poesia dell’innamoramento, dove erano i sospiri, le parole che ti rapivano il cuore?
Era così vicina alla meta che l’incertezza la colse, non sapeva più cosa fare, quando si rese conto che le cose non stavano come credeva, era ormai troppo dentro il gioco per uscirne, un gioco duro, crudele, le cui regole dettava lui.
Decise comunque di cercarlo, perché essergli così vicino e non vederlo era troppo difficile da sopportare, voleva affrontare le sue paure e vedere i suoi sogni realizzati.
Lui arrivò, bussò alla porta della camera, lei aprì con il cuore in gola, lo vide davanti a sé, lui le chiese come stava e l’abbracciò. Tutto quello che si era detta, “Non mi farò incantare, sarò io a decidere come procedere”, andò in fumo, era completamente alla sua mercè. In balia delle violente emozioni che la scuotevano, lasciò che lui la baciasse, non era il bacio dolce e romantico che si era aspettata, ma un bacio rude, le mani di lui frugavano il suo corpo con impazienza. 
Non c’era il trasporto che si era immaginata, si sentiva bloccata dalla sua foga, ma lo lasciava fare, cercando di capire cosa provava veramente. Lui fraintese il suo comportamento, pensando che anche lei cercasse solo un momento di puro piacere fisico. Fu impaziente, brutale, egoista nel prendere senza dare. Non c’era rispetto per lei come donna, durante l’ora seguente si sentì solo come una cosa da usare, non una persona da amare.
Lui si arrabbiò, forse per un senso di colpa provato, la ferì ulteriormente dicendole che avrebbero potuto essere amici se lei non fosse stata così strana. Tanto strana da non riuscire a capirla; no non era una delle solite donne che lui frequentava abitualmente, l’aveva giudicata male ed adesso non sapeva come comportarsi. Le chiese di potere dormire con lei, ma ormai lei era troppo ferita e delusa per permetterglielo, aveva inoltre troppa paura che li sorprendessero insieme.
Lui la guardò ancora una volta, lo sguardo incerto, lei gli disse che le sarebbe mancato molto, ancora una volta lui non riuscì a capirla, la trovava strana come persona, più complessa di quello che si era immaginato. Troppo impegnativo il rapporto che si sarebbe potuto sviluppare, forse anche lui aveva paura, scelse di andarsene e dirle addio per sempre.

Canzoni...

Quante volte abbiamo dedicato una canzone alle persone a cui vogliamo bene, che amiamo. Abbiamo legato ricordi di momenti tristi o felici ad una determinata canzone e quando la riascoltiamo il ricordo ci invade.

Le parole sembrano scritte per quel particolare sentimento o per la persona che ci ispira all'ascolto di un testo. Allora prendiamo quella canzone, la facciamo nostra, la carichiamo dei nostri pensieri del nostro sentire fino a che ci sembra diversa, scritta solo per noi, per quel particolare momento.

E' l'essenza della musica quello di donare emozione, di regalarsi completamente, di avvolgere, contenere, fare scoprire, trasportare in mondo dove l'ascolto è tutto; dove cuore, mente e corpo sono totalmente coinvolti nell'ascolto..

A volte..


Ci sono momenti nella vita in cui ti sembra che niente vada per il verso giusto, che tutti ce l'abbiano con te e allora rischi di sprofondare nell'autocommiserazione o di adeguarti ad un comportamento che non è il tuo, ma solo il riflesso delle aspettative altrui.

Un'amica mi ha detto che non esiste peggior giudice di noi stessi, che ci auto-giudichiamo e ci infliggiamo da soli, quella che riteniamo essere la giusta e severa punizione.

In questi momenti l'appoggio degli amici è fondamentale, ti aiuta a non affogare nei circolo vizioso dei tuoi pensieri, a non perdere il contatto con la realtà, a vedere le cose in una prospettiva diversa. Ho letto un post ironico che diceva se vedi la luce in fondo al tunnel non è l'uscita ma uno con una pila in mano... beh spero sia un amico quello che ti viene incontro illuminando la strada.



Una goccia


Ho fermato una goccia
e le ho raccontato di te,
indiscreta,
ma cara,
non ha mantenuto il segreto

lo ha detto alle altre,
a tutte le gocce
ed ora la pioggia che cade,
più fitta
ripete il tuo nome, per me……..